Nell’area meridionale della Repubblica Moldova c’è una piccola regione autonoma conosciuta come Gagauzia. Qui vive una popolazione in gran parte sconosciuta con antiche tradizioni: i gagauzi, una minoranza turca di fede ortodossa cristiana. Sono comunemente noti come i discendenti dei lupi. Secondo la leggenda, i gagauzi subirono un devastante attacco da parte dei loro nemici. Un bambino, miracolosamente sopravvissuto, fu trovato da una lupa che si prese cura di colui che sarebbe poi diventato l’antenato dei gagauzi. In seguito al crollo dell’Unione Sovietica, il governo moldavo con sede nella capitale di Chisinau, stabilì che il moldavo fosse l’unica lingua ufficiale del paese. I gagauzi temettero allora di perdere i propri diritti e la propria identità culturale. Nel 1994 riuscirono almeno ad ottenere uno status di autonomia, anche se l’obiettivo sarebbe stato il raggiungimento di una piena sovranità nazionale. Da allora, almeno sulla carta, furono garantiti ampi diritti di cui non è facile godere nella realtà. Le decisioni importanti vengono ancora prese a Chisinau. I gagauzi soffrono a causa della difficile situazione economica del paese. Coloro che non vogliono lavorare in agricoltura sono costretti a lasciare il paese per cercare lavori meglio retribuiti in Russia o in Europa. Sono pochi i giovani che decidono di stabilirsi nella terra dei loro antenati. Gli anziani cercano orgogliosamente di preservare l’identità di un popolo, le tradizioni e soprattutto la lingua per raggiungere, un giorno, l’agognata indipendenza a lungo sognata. I diversi valori condivisi dalle nuove generazioni, tuttavia, mettono in pericolo il futuro della cultura gagauza. Il russo occupa un ruolo rilevante nei programmi scolastici e, per questo motivo, i bambini e i giovani tendono a parlare sempre meno il gagauzo in pubblico. Nella migliore delle ipotesi indossano abiti tradizionali alle feste folcloristiche e il mito dell’origine, che descrive la nascita del popolo dei gagauzi, viene lentamente ma decisamente dimenticato.
Jana Mai è nata ad Almaty, Kazakistan, nel 1989 ed è cresciuta in Germania. Dal 2014 studia fotogiornalismo e fotografia documentaria all’Università di Scienze e Arti Applicate ad Hannover. I suoi lavori trattano spesso di questioni legate alla memoria collettiva, così come il senso di appartenenza, e il rapporto tra cultura tradizionale e identità. I suoi lavori sono stato esibiti in diverse mostre collettive in Germania ed sono stati anche pubblicati su riviste tedesche.