Ian Cheibub C’è un vuoto dentro di noi

Sotto terra ci sono i nostri morti e la nostra ricchezza. Aerei, automobili, frigoriferi, edifici e gran parte del materiale che ci circonda proviene da Carajas, la più grande miniera di ferro del mondo, situata nel cuore della foresta pluviale brasiliana. Oggi genera miliardi di dollari di profitti per le aziende, ma una volta era il centro del più importante movimento di guerriglia in Brasile. Nel 1982, 10 anni dopo la cessazione dei combattimenti, il progetto Great Carajás fu lanciato dal governo brasiliano, con l’assistenza degli Stati Uniti. Questa operazione ha portato con sé un’eredità di cancellazione storica poiché le violazioni dei diritti umani sono state seppellite lungo i 900.000 km² della regione.
Questo progetto si propone pertanto di ricercare sia i vuoti lasciati nella terra a causa dell’attività mineraria, che quelli nelle persone che vivono a Carajas e che conservano nella loro memoria la complessa storia di questa regione. Si tratta di un racconto alternativo dove il fotografo indaga come miti e sincretismi siano strumenti di sovversione allo status quo, guardando all’intersezione tra cultura, dipendenza e sfruttamento. L’obiettivo è quello di creare una narrazione che ritragga queste persone come protagoniste della società, riaffermando la loro centralità nel complesso rapporto tra l’ambiente che si abita e la storia di un luogo.
Ian Cheibub è un fotografo documentarista che vive in Brasile. Attraverso il suo lavoro cerca di comprendere quali siano i meccanismi che sviluppano le persone che vivono nel Sud del mondo per sopravvivere e amplificare le proprie narrazioni grazie a strumenti culturali, politici e sociali. Si occupa in particolar modo di diritti umani, religione e cultura popolare. I suoi progetti fotografici e video sono stati pubblicati, tra gli altri, su National Geographic, GEO Magazine, Le Monde, Der Spiegel, The Guardian, De Volkskrant, STERN, VICE e NRC.